mercoledì 25 dicembre 2013

Non facciamoci rubare la speranza! Buon Natale a tutti!

“Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata”
Questa è la  grande preoccupazione di Papa Francesco sul tempo che stiamo vivendo, preoccupazione  a cui prova a rispondere con la recente esortazione apostolica, partendo dalla Chiesa, dalla sua vita interna, dal suo rapporto con la società, passando  poi a quest’ultima per ritrovare il senso di una giustizia smarrita, per concludere con un invito a coltivare la speranza.

LA CHIESA  deve sperimentare una gestione democratica “ Non è opportuno che il Papa sostituisca gli Episcopati locali nel  discernimento di tutte le problematiche che si prospettano nei loro territori.  ….il Vescovo… in alcune circostanze dovrà camminare dietro al popolo, per aiutare coloro che sono  rimasti indietro e – soprattutto – perché il gregge stesso possiede un suo olfatto per individuare nuove strade.  …  con il desiderio di ascoltare tutti e non solo alcuni, sempre pronti a fargli i complimenti.  …abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”.     Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori  delle proprie comunità. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli”  Si tratta di un invito chiaro ad una gestione partecipata, condivisa, che interroga il presente e si fa contaminare, un invito forte ad uscire dal bozzolo  ed incontrare l’altro “la vita spirituale si confonde con alcuni momenti religiosi che offrono un certo sollievo ma che non alimentano l’incontro con gli altri, l’impegno nel mondo.    Nessuno si salva da solo, cioè né come individuo isolato né con le sue proprie forze. Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che comporta la vita in una comunità umana.”    Ai religiosi ed ai laici che intendono annunciare la buona novella, un invito altrettanto chiaro “Un predicatore è un contemplativo della Parola ed anche un contemplativo del popolo ogni volta che cerchiamo di leggere nella realtà attuale i segni dei tempi, è opportuno ascoltare i giovani e gli anziani. Entrambi sono la speranza dei popoli.   Gli anziani apportano la memoria e la saggezza dell’esperienza, che invita a non ripetere stupidamente gli stessi errori del passato.  I giovani ci chiamano a risvegliare e accrescere la speranza, perché portano in sé le nuove tendenze dell’umanità e ci aprono al futuro, in modo che non rimaniamo ancorati alla nostalgia di strutture e abitudini che non sono più portatrici di vita nel mondo attuale”.  Chi vuole annunziare “Non dice tanto quello che non si deve fare ma piuttosto propone quello che possiamo fare meglio. Inoltre, una predicazione positiva offre sempre speranza, orienta verso il futuro, non ci lascia prigionieri della negatività..   Anche in questa epoca la gente preferisce ascoltare i testimoni: «ha sete di autenticità […]  Reclama evangelizzatori che gli parlino di un Dio che essi conoscano e che sia a loro familiare, come se vedessero l’Invisibile … (che) Semplicemente desidera che guardiamo con sincerità alla nostra esistenza e la presentiamo senza finzioni ai suoi occhi, che siamo disposti a continuare a crescere, e che domandiamo a Lui ciò che ancora non riusciamo ad ottenere”
La Chiesa e le nostre comunità tutte “Più che mai abbiamo bisogno di uomini e donne che, a partire dalla loro esperienza di accompagnamento, conoscano il modo di procedere, dove spiccano la prudenza, la capacità di comprensione, l’arte di aspettare, la docilità allo Spirito, per proteggere tutti insieme le pecore che si affidano a noi dai lupi che tentano di disgregare il gregge. Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. Per giungere ad un punto di maturità, cioè perché le persone siano capaci di decisioni veramente libere e responsabili, è indispensabile dare tempo, con una immensa pazienza
Credo proprio sia questa la necessità fondamentale del nostro tempo, uscire dall’equivoco della libertà libertina , per l’assunzione convinta di una libertà responsabile, che trova la forza per continuare il cammino. Così come “Non si può più affermare che la religione deve limitarsi all’ambito privato e che esiste solo per preparare le anime per il cielo.   Una fede autentica – che non è mai comoda e individualista – implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra”, occorre riprendere le strade dell’impegno, vincere ogni delusione, ad ognuno è dato di tornare a fare la sua parte.

LA SOCIETA è sempre più ingiusta “ Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice.   Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria.   Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune   Ma fino a quando non si eliminano l’esclusione e l’inequità nella società e tra i diversi popoli sarà impossibile sradicare la violenza. Si accusano della violenza i poveri e le popolazioni più povere, ma, senza uguaglianza di opportunità, le diverse forme di aggressione e di guerra troveranno un terreno fertile che prima o poi provocherà l’esplosione” I movimenti di questi giorni ci interrogano, sono l’avvisaglia di un malessere che deve essere preso seriamente in considerazione ed impone ad ognuno di noi scelte di responsabilità.
“il possesso privato dei beni si giustifica per custodirli e accrescerli in modo che servano meglio al bene comune,  Un cambiamento nelle strutture che non generi nuove convinzioni e atteggiamenti farà sì che quelle stesse strutture presto o tardi diventino corrotte, pesanti e inefficaci.” Maggiore giustizia sociale, quindi,  non deve significare il ritorno a vecchi schemi ideologici a modelli falliti, deve significare che  «i più favoriti devono rinunciare ad alcuni dei loro diritti per mettere con maggiore liberalità i loro beni al servizio degli altri». “Per parlare in modo appropriato dei nostri diritti dobbiamo ampliare maggiormente lo sguardo e aprire le orecchie al grido di altri popoli o di altre regioni del nostro Paese.   Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della … (inequidad), non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema” Bisognerà trovare la forza per resistere alle spinte xenofobe, provare a regolare i mercati dentro l’unico orizzonte, per noi, possibile l’Europa unita.
“La dignità della persona umana e il bene comune stanno al di sopra della tranquillità di alcuni che non vogliono rinunciare ai loro privilegi. Uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi.”  Chi si ritiene classe dirigente deve avere la capacità di comprendere  che “Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti…” è venuto il momento di andare oltre  una logica di rappresentanza, occorre tornare a costruire comunità “.chi sono quelli che nel mondo attuale si preoccupano realmente di dar vita a processi che costruiscano un popolo, più che ottenere risultati immediati che producano una rendita politica facile, rapida ed effimera” Alle spinte centrifughe occorre dare risposte unitarie “ Il conflitto non può essere ignorato o dissimulato. Dev’essere accettato. Ma se rimaniamo intrappolati in esso, perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la realtà stessa resta frammentata.Tutto questo non riguarda solo l’ambito socio-politico “il primo ambito in cui siamo chiamati a conquistare questa pacificazione nelle differenze è la propria interiorità, la propria vita, …” Occorre vincere “la concupiscenza che ci minaccia tutti. Tale realtà è sempre presente, sotto l’una o l’altra veste; deriva dal limite umano più che dalle circostanze.  ….evitare diverse forme di occultamento della realtà: i purismi angelicati, i totalitarismi del relativo, i nominalismi dichiarazionisti, i progetti più formali che reali, i fondamentalismi  antistorici, gli eticismi senza bontà, gli intellettualismi senza saggezza”

PENSARE  GLOBALE  E  AGIRE LOCALE – “ Anche tra la globalizzazione e la localizzazione si produce una tensione.  Bisogna prestare attenzione alla dimensione globale per non cadere in una meschinità quotidiana. Al tempo stesso, non è opportuno perdere di vista ciò che è locale, che ci fa camminare con i piedi per terra” Non potremo risolvere tutti i nostri problemi con un buon sindaco, con buoni consiglieri e dirigenti, ma è da lì che dobbiamo partire.
NON CI SONO ALTERNATIVE AL DIALOGO“ E’ tempo di sapere come progettare, in una cultura che privilegi  il dialogo come forma d’incontro, la ricerca di consenso e di accordi,  senza però separarla dalla preoccupazione per una società giusta,  capace di memoria e senza esclusioni” Questo vale per le questioni sociali ma anche per i rapporti tra le religioni e i non credenti  “ Per sostenere il dialogo con l’Islam è indispensabile la formazione adeguata degli interlocutori, non solo perché siano solidamente e gioiosamente radicati nella loro identità, ma perché siano capaci di riconoscere i valori degli altri, di comprendere le preoccupazioni soggiacenti alle loro richieste e di fare emergere le convinzioni comuni    …ci sentiamo vicini anche a quanti, non riconoscendosi parte di alcuna tradizione religiosa, cercano sinceramente la verità, la bontà e la bellezza…. Li sentiamo come preziosi alleati nell’impegno per la difesa della dignità umana, nella costruzione di una convivenza pacifica tra i popoli e nella custodia del creato.
NON FACCIAMOCI RUBARE LA SPERANZA – “siamo invitati a dare ragione della nostra speranza, ma non come nemici che puntano il dito e condannano …. vincere «il male con il bene»  E’ vero che molte volte sembra che Dio non esista: vediamo ingiustizie, cattiverie, indifferenze e crudeltà che non diminuiscono. Però è altrettanto certo che nel mezzo dell'oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo, che presto o tardi produce un frutto”. In questi casi è d’obbligo ricordare Mandela, ma non scordiamoci di Gandhi di Teresa, spesso nella notte più buia si sono accese grandi luci. “Può succedere che il cuore si stanchi di lottare perché in definitiva cerca se stesso in un carrierismo assetato di riconoscimenti, applausi, premi, posti; allora uno non abbassa le braccia, però non ha più grinta, gli manca la risurrezione”  Quest’ultimo è un termine ostico per i non credenti, insieme possiamo usare il termine rinascita, così come  quando parliamo di fede possiamo assumere anche questo termine in positivo, valorizzando tutte le fedi. Per noi cristiani  “La fede significa anche credere in Lui, credere che veramente ci ama, che è vivo, che è capace di intervenire misteriosamente, che non ci abbandona, che trae il bene dal male con la sua potenza e con la sua infinita creatività   Crediamo al Vangelo che dice che il Regno di Dio è già presente nel mondo, e si sta sviluppando qui e là, in diversi modi   Poiché non sempre vediamo questi germogli, abbiamo bisogno di una certezza interiore, cioè della convinzione che Dio può agire in qualsiasi circostanza, anche in mezzo ad apparenti fallimenti,   …Uno è ben consapevole che la sua vita darà frutto, ma senza pretendere di sapere come, né dove, né quando …non va perduta nessuna generosa fatica, non va perduta nessuna dolorosa pazienza  A noi, in particolare,  è dovuto  essere portatori di speranza.        Buon Natale e buon anno!  

                                                                                                                                Pino Fricano

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