sabato 30 marzo 2013

Tempo di pasqua, tempo di conversione, tempo di speranza




I simboli, la forma, spesso sono sostanza, Papa Francesco con la sua rivoluzione simbolica ci fa presagire grandi cambiamenti, la Chiesa si mette in discussione e torna ad avere la forza per mettere in discussione tutto ciò che ci sta intorno, torna ad essere messaggera di speranza nel cambiamento.
Questo avviene in un tempo in cui ognuno è chiamato ad interrogarsi, veniamo da un ventennio governato da quel liberismo di cui fu profeta la primo ministro inglese, dall’edonismo reganiano, dallo yuppismo, dal bunga bunga, ognuno per se e (forse) Dio per tutti.
Un ventennio che lascia solo macerie, attorno a noi e in noi, se non facciamo pulizia dentro difficilmente riusciremo a farla fuori, se non riusciamo ad andare oltre l’io e riscoprire la dimensione del noi difficilmente riusciremo ad uscire fuori dal pantano.
Possiamo farcela da soli? Credo di no!
Circa trenta anni fa ho ripreso il percorso di fede, in un momento di grande tribolazione, proprio partendo da questo assunto: la vita personale e collettiva ci pone difronte ai nostri limiti, alla condizione nella quale ci rendiamo conto che da soli non possiamo farcela, abbiamo bisogno dell’aiuto di Chi governa il grande ciclo della vita (l’aria, l’acqua, …), di Chi governa le nostre coscienze, inquietandole difronte al male, rasserenandole difronte al bene.
Allora compresi che, dalle nostre parti, chi, partendo dalla nostra condizione, si era messo il contatto, in dialogo, in comunione con l’Eterno, chi, nella storia che conosciamo, ne aveva compreso la natura, l’essenza ed era riuscito a parteciparne la condizione, costui si chiamava e si chiama Gesù.
Sino ad allora avevo avuto tanti cattivi maestri, allora decisi di scegliere l’unico maestro credibile, quello che aveva scelto gli ultimi, che per questi aveva combattuto con mitezza, quello che aveva saputo testimoniare con la sua vita, fino a giocarsela, le cose in cui credeva e che insegnava a tutti, colui che lo aveva fatto senza far pagare ad altri le conseguenze del suo progetto di cambiamento e di salvezza, ma che aveva scelto di pagare di persona.
Compresi che seguendolo mi era dato il grande privilegio di partecipare a questa esperienza, comprendere il significato dell’esistenza, che acquista dignità nella condivisione, nell’apertura all’altro, compresi che su questa strada avrei incontrato la libertà e l’abbraccio affettuoso del Padre.
Da allora spesso l’ho incontrato attorno a me, spesso l’ho sentito lontano o addirittura assente, vicino quando io e gli uomini di buona volontà operavamo nella storia per realizzare il suo progetto ( una volta si diceva il suo regno), lontano, quando abbondonavamo l’impegno, cedevamo alla delusione, alla disperazione.
Qualche anno fa un grande segnale di speranza era venuto dall’America, ora sono ancora più convinto che è di nuovo tempo di speranza, possiamo tornare a credere in un mondo in cui “A dirigere la storia non è più la forza di uomini dispotici, non il potere né la supremazia delle cose, ma tutto ciò che è nome di Dio, come verità, vita, giustizia, misericordia, perdono, dignità di ogni nato da donna, fame e sete di giustizia (F. Scalia)”.
Tutto ciò a condizione che gli uomini di buona volontà corrano verso la Speranza che ci viene incontro,
se non l’hanno ancora vista bisogna cambiare punto di osservazione, forse cambiare mentalità, cambiare cuore, convertirsi.
Non ci si converte una volta per tutte, ogni anno di questi tempi, riprendo il cammino smarrito, sapendo che non è cosa facile “convertirsi e credere è amare lui e fare di lui la propria vita. Questa esperienza dà vita a una relazione personale con lui da amico ad amico, e consente all’uomo di uscire dal proprio narcisismo e dal proprio inferno (A.Neglia)”
Questo cammino è faticoso, per dirla con H. Arendt “il valore dell’uomo viene giudicato dal grado in cui agisce contro il proprio interesse e contro la propria volontà”
Solo così si può diventare testimoni dell’amore del Padre per tutti noi, sapendo anche che “il cristiano non ha sempre a disposizione un’ultima via di fuga dai compiti e dalle difficoltà terrene nel l’eterno, come chi crede nei miti della redenzione, ma deve assaporare sino in fondo la vita terrena come ha fatto Cristo e solo così facendo il Crocifisso e Risorto è al suo fianco ed egli è crocifisso e risorto con Cristo (D. Bonhoeffer)”
Fare questi compiti vuol anche dire vivere con l’etica della responsabilità individuale in quella dimensione che siamo abituati a chiamare politica, sapendo scegliere dentro la dicotomia cultura dell’interesse generale , cultura del bene comune.
“La prima concezione … induce una politica autoreferenziale, la seconda … una politica responsabilmente aperta al servizio della collettività, del bene di noi-tutti. La prima sta sopra la società, la seconda vi sta dentro. (M. Fatuzzo)”
Buona Pasqua 2013                                                                                            Pino Fricano

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