I simboli, la forma, spesso sono
sostanza, Papa Francesco con la sua rivoluzione simbolica ci fa
presagire grandi cambiamenti, la Chiesa si mette in discussione e
torna ad avere la forza per mettere in discussione tutto ciò che ci
sta intorno, torna ad essere messaggera di speranza nel cambiamento.
Questo avviene in un tempo in cui
ognuno è chiamato ad interrogarsi, veniamo da un ventennio governato
da quel liberismo di cui fu profeta la primo ministro inglese,
dall’edonismo reganiano, dallo yuppismo, dal bunga bunga, ognuno
per se e (forse) Dio per tutti.
Un ventennio che lascia solo macerie,
attorno a noi e in noi, se non facciamo pulizia dentro difficilmente
riusciremo a farla fuori, se non riusciamo ad andare oltre l’io e
riscoprire la dimensione del noi difficilmente riusciremo ad uscire
fuori dal pantano.
Possiamo farcela da soli? Credo di no!
Circa trenta anni fa ho ripreso il
percorso di fede, in un momento di grande tribolazione, proprio
partendo da questo assunto: la vita personale e collettiva ci pone
difronte ai nostri limiti, alla condizione nella quale ci rendiamo
conto che da soli non possiamo farcela, abbiamo bisogno dell’aiuto
di Chi governa il grande ciclo della vita (l’aria, l’acqua, …),
di Chi governa le nostre coscienze, inquietandole difronte al male,
rasserenandole difronte al bene.
Allora compresi che, dalle nostre
parti, chi, partendo dalla nostra condizione, si era messo il
contatto, in dialogo, in comunione con l’Eterno, chi, nella storia
che conosciamo, ne aveva compreso la natura, l’essenza ed era
riuscito a parteciparne la condizione, costui si chiamava e si chiama
Gesù.
Sino ad allora avevo avuto tanti
cattivi maestri, allora decisi di scegliere l’unico maestro
credibile, quello che aveva scelto gli ultimi, che per questi aveva
combattuto con mitezza, quello che aveva saputo testimoniare con la
sua vita, fino a giocarsela, le cose in cui credeva e che insegnava a
tutti, colui che lo aveva fatto senza far pagare ad altri le
conseguenze del suo progetto di cambiamento e di salvezza, ma che
aveva scelto di pagare di persona.
Compresi che seguendolo mi era dato il
grande privilegio di partecipare a questa esperienza, comprendere il
significato dell’esistenza, che acquista dignità nella
condivisione, nell’apertura all’altro, compresi che su questa
strada avrei incontrato la libertà e l’abbraccio affettuoso del
Padre.
Da allora spesso l’ho incontrato
attorno a me, spesso l’ho sentito lontano o addirittura assente,
vicino quando io e gli uomini di buona volontà operavamo nella
storia per realizzare il suo progetto ( una volta si diceva il suo
regno), lontano, quando abbondonavamo l’impegno, cedevamo alla
delusione, alla disperazione.
Qualche anno fa un grande segnale di
speranza era venuto dall’America, ora sono ancora più convinto che
è di nuovo tempo di speranza, possiamo tornare a credere in un mondo
in cui “A dirigere la storia non è più la forza di uomini
dispotici, non il potere né la supremazia delle cose, ma tutto ciò
che è nome di Dio, come verità, vita, giustizia, misericordia,
perdono, dignità di ogni nato da donna, fame e sete di giustizia (F.
Scalia)”.
Tutto ciò a condizione che gli uomini
di buona volontà corrano verso la Speranza che ci viene incontro,
se non l’hanno ancora vista bisogna
cambiare punto di osservazione, forse cambiare mentalità, cambiare
cuore, convertirsi.
Non ci si converte una volta per
tutte, ogni anno di questi tempi, riprendo il cammino smarrito,
sapendo che non è cosa facile “convertirsi e credere è amare lui
e fare di lui la propria vita. Questa esperienza dà vita a una
relazione personale con lui da amico ad amico, e consente all’uomo
di uscire dal proprio narcisismo e dal proprio inferno (A.Neglia)”
Questo cammino è faticoso, per dirla
con H. Arendt “il valore dell’uomo viene giudicato dal grado in
cui agisce contro il proprio interesse e contro la propria volontà”
Solo così si può diventare testimoni
dell’amore del Padre per tutti noi, sapendo anche che “il
cristiano non ha sempre a disposizione un’ultima via di fuga dai
compiti e dalle difficoltà terrene nel l’eterno, come chi crede
nei miti della redenzione, ma deve assaporare sino in fondo la vita
terrena come ha fatto Cristo e solo così facendo il Crocifisso e
Risorto è al suo fianco ed egli è crocifisso e risorto con Cristo
(D. Bonhoeffer)”
Fare questi compiti vuol anche dire
vivere con l’etica della responsabilità individuale in
quella dimensione che siamo abituati a chiamare politica, sapendo
scegliere dentro la dicotomia cultura dell’interesse generale ,
cultura del bene comune.
“La prima concezione … induce una
politica autoreferenziale, la seconda … una politica
responsabilmente aperta al servizio della collettività, del bene di
noi-tutti. La prima sta sopra la società, la seconda vi
sta dentro. (M. Fatuzzo)”
Buona Pasqua 2013 Pino Fricano
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