venerdì 21 febbraio 2014

Il Piano di zona non è di chi lo fa, ma di chi lo riceve

Non si può abusare della parola "assistenzialismo" per coprire logiche di privilegio ormai stantìe. E' quanto abbiamo affermato nel nostro intervento alla prima Conferenza di servizi per la programmazione del Piano di zona 2013-2015 del Distretto Socio-sanitario 39, svoltasi a Casteldaccia lo scorso 19 febbraio. La drastica riduzione (più del 70%, da 1.400.000 a 400.000 euro) delle risorse del Fondo Nazionale politiche sociali destinate al nostro Distretto impone una netta inversione di tendenza rispetto ai precedenti Piani di zona, attuati con modalità secondo le quali i maggiori beneficiari della formazione e dell'assistenza si rivelano paradossalmente i formatori e gli assistenti, invece che i formati e gli assistiti. In un momento storico nel quale molte famiglie vivono ai limiti della sopravvivenza, non possiamo più permetterci di compiere gli stessi errori che nel recente passato hanno portato alla rimodulazione del Piano: 70% delle risorse disponibili destinate alla retribuzione di figure professionali, cifre spropositate per il finanziamento dell'azione di sistema inerente all'Ufficio Piano.
In questo contesto, è invece necessaria una decisa azione di contrasto alla povertà da parte di istituzioni, rappresentati e associazioni del terzo settore, perché le politiche sociali siano davvero "sociali".
Perché il piano di zona non è di chi lo fa, ma di chi lo riceve.

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